“Albe succubi di tormenti”

L’eco ridondante delle menti silenziose,

attimi strappati ad istanti lontani,

pensieri colmi di dubbi.

Sentimenti pieni di attese,

dentro eroiche e fittizie aspettative,

intrinseche di contorni rigogliosi.

Tramonti sprecati,

albe succubi di tormenti,

raggi di sole dimenticati.

L’inaspettata dolcezza del rimandare,

la noncuranza del presente,

il sogno remoto del futuro,

stroncato dall’anima metaforica del passato.

“Esistenza”

Succube di te stesso,
rinchiuso in un labirinto di doveri,
rinchiuso in un algoritmo di pensieri.

Succube di te stesso,
la follia sconosciuta prevale,
il dolore dilania le tue membra.

Succube di te stesso,
dedichi la tua vita agli altri,
dedichi i tuoi istanti a donare amore.

Succube di te stesso,
smetti di lottare contro ciò che ti ostini a odiare,
smetti di avere rispetto per la tua dignità.

Succube di te stesso,
menti nella convinzione di essere libero,
menti sperando che tutto apparirà ancora una volta diverso.

Succube di te stesso inconsciamente nascerai,
succube di te stesso inesorabilmente crescerai,
succube di te stesso involontariamente morirai.

“La vita risplende”

Cadi lontano,
la foresta nera ti assale,
manipolando una mente troppo succube.

Energie succhiate da sanguisughe affamate,
ti spegni come il fuoco nella tempesta.

Risali tremolante,
il bosco incantato ti protegge,
curando le ferite sanguinanti incise nel cuore.

La luce che abbraccia l’anima,
la speranza che culla il baratro,
la dolcezza che gentilmente accarezza lo sguardo.

L’incubo svanisce,
la vita risplende.

“Vetri soffiati”

Cosa si vede attraverso un bicchiere?

Una speranza filosofica,
forse una straziante sofferenza,
un’immagine distorta della razionalità.

Tutto diventa surreale,
tutto sembra imprevedibile,
tutto ti mette alla prova.

Incontrando altri vetri soffiati cerchi l’emozione,
l’emozione del viaggiatore,
l’emozione condivisa,
l’emozione lontana da casa,
che con il suo riverbero ti trascina in un mondo incantato.

Quel mondo dove tutto è possibile.

“Speranza mai vissuta”

Aghi nascosti conficcati nelle vene,
sobborghi che lentamente consumano l’incertezza di una vita,
tra una stanza di motel e l’altra segni il destino,
vendi pezzi di carne come oggetti in un negozio di seconda mano,
“questa è l’ultima volta”.

Incontri la pillola della spensieratezza,
la bocca balla a ritmo alienante,
fissi volti che freneticamente si dissolvono,
attonito sul ciglio di una strada,
“questa è l’ultima volta”.

Lenzuola ingiallite da corpi malati,
una stagnola ancora da scartare,
l’autobus di sola andata,
la fermata al grammo di felicità,
“questa è l’ultima volta”.

Le mura si fanno strette,
il sudore erutta dai pori dilatati,
a ogni colpo il cuore esce,
l’intestino lentamente si lacera,
“questa è l’ultima volta”.

Solo come sei nato rimani,
raggomitolato in un angolo chiudi gli occhi,
stanco di tutto, è finita,
questa è l’ultima volta”.


3^ classificata al Concorso Nazionale di Poesia “Percorsi di vita” 2015

https://infosannio.wordpress.com/2015/04/28/vitulazio-ce-vince-il-concorso-nazionale-di-poesia-percorsi-di-vita-la-settantunenne-giuseppina-sparago-di-s-maria-capua-vetere/

“Profumo di luce andalusa”

Un ricordo assaliva la mia mente da giorni, quella luce, quella nebbia, che per anni sono stati la mia casa; la magia di quei luoghi sono parte indelebile della mia persona, e oggi volevo condividere con voi un pezzettino di quel viaggio, di quella vita immersa in una velata favola.
Vi lascio con una poesia a cui sono molto legata e quell’immagine che mi ha regalato l’ispirazione per scriverla!

Avvolti tra la nebbia andalusa,
che ricorda da vicino i paesaggi d’Irlanda;

la pioggia ventosa e intermittente,
sconfinati campi color smeraldo,
vette ripetitive e tondeggianti;

tra i profumi di gelsomino e i sorrisi,
l’avventura termina;

e come Omero a Itaca,
anche noi faremo ritorno.


Marzo 2013, Ronda

“Colonne d’Ercole”

Oggi voglio condividere con voi la storia di un ragazzo che incontrai tanti anni fa, quando ancora ero divisa tra l’essere bambina e l’essere adolescente. Correva l’ormai lontano 2004, ero su un treno notturno diretto a Oslo e scambiai due parole con questo ragazzo (nella poesia chiamato “Alessandro”), che mi parlava di un mondo a me sconosciuto, di un mondo duro, cattivo e sfacciato; ma al contempo affascinante e misterioso. Pochi mesi fa mi tornò in mente il suo volto, la sua storia, e decisi di raccontare di lui quel che ancora dopo tanti anni ricordavo indelebile nella mia mente. Vi lascio con questa poesia di viaggio! Buona domenica a tutti!
Venne inghiottito da un mondo irreale,
influenzato da suoni psichedelici,
al limite della gestualità simbolica chiuse gli occhi della mente,
i colori si sovrapposero creando spirali luminose indefinite.
I corpi iniziarono ad agitarsi vorticosamente,
i piedi si muovevano al ritmo alienante della mescalina che imperterrita saliva,
maledicendo la propria testa che, sola, affogava nel suo stesso sudore.

Guardando il mondo dall’alto del proprio ego,
si ritrovò attraverso lo specchio,
dove i bassi regnavano sovrani,
dove l’unica cosa che sembrava importante davvero era il mostro nero che vibrava.

Succube di tanti altri alieni dai pantaloni cadenti,
si piegò al giudizio degli emarginati.

Cercando di trovare in quel posto la propria casa ormai troppo lontana,
cercando di trovare l’affetto perduto nell’abbraccio bucato di una sconosciuta,
cercando di ricevere amore da un pezzo di stagnola trovata per caso ai piedi di un sogno.

Stanco di cercare rimase attonito dinnanzi a quel posto dimenticato,
al limite tra il possibile e il proibito,
in un limbo segnato da illegalità e da speranze infrante di bambini cresciuti troppo velocemente.

Vicino alle colonne d’Ercole sprofondò per non fare più ritorno come i grandi eroi del passato,
e fu proprio così il cerchio dell’oblio si chiuse.

Questa è la storia di Alessandro,
troppo pigro, o forse troppo stremato,
smarrito in una società intrinseca di perbenismo e di false religioni.
dove l’unico credo che trovò fu quello della propria mente,
che così come gli diede la vita, senza chiederlo se ne portò via l’esistenza.


Dicembre 2014

“Damasco”

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Perso tra le antichità del mondo mi rivolsi al cielo,
il possente minareto dominava dall’alto.

Una ninfa dagli occhi color miele cadde impietrita,
una luce sconosciuta scaldò il suo sguardo.

Rimasi attonito dinnanzi al sordo boato,
pezzi di storia prendevano vita nell’aria,
le pareti piangenti rassicuravano il terreno dalle purpuree membra,
esistenze straziate si accasciavano stanche l’una sull’altra.

Le stridule grida infantili ruppero il velato surrealismo,
l’amato seno materno giaceva inanimato.

L’odio riempì i volti,
Damasco era perduta.


Pubblicata in “Antologia, Concorso nazionale Guido Zucchi 2014”, V edizioni.

AroundTheWorld – ImparareViaggiando

Dopo molti anni, ho deciso di aprire uno di questi “dannati blog”, un po’ per curiosità e un po’ per mettermi alla prova e capire se realmente avrò la costanza e la passione di mantenere vivo a lungo questo spazio virtuale. Questa piccola nicchia del web vuole dar voce al progetto AroundTheWorld – ImparareViaggiando; nato due anni fa durante una delle esperienze più formative e arricchenti della mia vita.

AroundTheWorld – ImparareViaggiando vuole essere l’anima del viandante, della scoperta, dell’incontro; che attraverso la poesia, la fotografia, le tradizioni e i racconti riesce a prendere vita come un unico flusso di energia che rapisce la nostra mente.